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Apple dovrà pagare 13 miliardi di euro in tasse arretrate

Apple park
11 Settembre 2024, 12:50 | Lorenzo Ricciutelli Lorenzo Ricciutelli

Dopo anni di battaglie legali, ecco che arriva la sentenza che nessuno si aspettava più. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha confermato che il colosso di Cupertino dovrà versare ben 13 miliardi di euro nelle casse irlandesi per aiuti fiscali illegali.

Un colpo di scena che arriva a segnare un punto a favore della Commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager, che non ha mai mollato la presa contro quella che definisce “pianificazione fiscale aggressiva”.

Era il 2020 quando il Tribunale Generale dell’UE aveva deciso che la Commissione Europea aveva sbagliato nel condannare l’accordo fiscale tra l’Irlanda e Apple. Ma oggi la musica è cambiata: la Corte di Giustizia ha ribaltato la sentenza, chiarendo che “l’Irlanda ha concesso ad Apple aiuti illegali” e che quei soldi vanno recuperati, punto e basta.

Vestager festeggia: “Giustizia è fatta”

Per Vestager, che ha fatto della lotta contro gli accordi fiscali scandalosi il suo marchio di fabbrica, questa è una vittoria personale. “Una vittoria che mi ha fatto piangere”, ha confessato la zarina della concorrenza in conferenza stampa. “Era fondamentale mostrare ai contribuenti europei che, ogni tanto, la giustizia fiscale si può fare.”

Il caso Apple è solo uno dei tanti fronti aperti dalla Commissione contro i paradisi fiscali interni all’Unione, come Irlanda e Lussemburgo, che attirano le sedi europee delle multinazionali con trattamenti fiscali di favore. Stavolta, però, si parla di ben 13 miliardi di euro di tasse arretrate che Apple dovrà pagare, una cifra che la dice lunga su quanto poco l’azienda abbia contribuito alle casse pubbliche dove opera. Vestager non fa sconti: “Apple contribuisce pochissimo alle tasse, nei paesi dove realizza i suoi profitti.”

Le tasse di Apple: uno scandalo annunciato

Ma come siamo arrivati a questo punto? Tutto nasce dal trattamento di favore che l’Irlanda avrebbe concesso a due unità di Apple, quelle responsabili della gestione delle licenze di proprietà intellettuale fuori dal Nord America. In pratica, la Commissione ha scoperto che Apple pagava un’aliquota ridicola sui profitti generati in Europa: 1% nel 2003, sceso addirittura allo 0,005% nel 2014. Numeri che parlano da soli.

Il colosso di Cupertino, dal canto suo, non ci sta. Julien Trosdorf, portavoce di Apple, ha ribadito che l’azienda ha sempre pagato tutto ciò che doveva e che non ha mai ricevuto trattamenti speciali. “Questo caso non riguarda quanto paghiamo, ma a chi dobbiamo pagare”, ha dichiarato, puntando il dito contro una Commissione Europea che, a suo dire, starebbe riscrivendo le regole a posteriori.

Apple continua a difendere la propria posizione, affermando che il suo reddito è già tassato negli Stati Uniti, come richiede la legge internazionale. “Siamo uno dei maggiori contribuenti al mondo”, ha precisato Trosdorf. Ma a quanto pare, questo non basta a giustificare le aliquote da saldo outlet che pagava in Europa.

Irlanda: “Noi non favoriamo nessuno”

Anche l’Irlanda, che per anni ha fatto da rifugio fiscale per giganti come Apple, ha dovuto incassare il colpo. Il Ministero delle Finanze irlandese, in un comunicato secco, ha ribadito che il paese “non concede trattamenti fiscali preferenziali a nessuna azienda”. Ma è chiaro che, con questa sentenza, il bel tempo delle tasse scontate sta finendo. Ora, quei 13 miliardi di euro sono pronti a essere trasferiti da un conto vincolato nelle casse irlandesi, somma che nel frattempo è cresciuta fino a 13,8 miliardi di euro.

E così, si chiude un capitolo che rischia di fare scuola. Il caso Apple potrebbe diventare un precedente pericoloso per altre multinazionali che sfruttano giurisdizioni fiscali favorevoli all’interno dell’Unione Europea. La partita, però, non è ancora finita. Apple sta combattendo anche su altri fronti, con una multa di 1,8 miliardi di euro già comminata per le regole del suo App Store e altre indagini in corso per violazione delle norme sulla concorrenza digitale.

Una lezione per tutti i “giganti”

Se c’è una lezione da imparare da questa vicenda, è che la giustizia fiscale, a volte, arriva. Anche per colossi come Apple. E che l’Europa, sotto la guida ferrea di Margrethe Vestager, non ha intenzione di lasciare che le multinazionali facciano quello che vogliono.

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Lorenzo Ricciutelli
Fondatore e autore di Techdot. Vivo da sempre con un’amore sfrenato per l’informatica e la tecnologia. Homo sanza lettere, discepolo della esperienza. Imprenditore digitale.