Etica e tecnologia: il caso del bot elettorale sospeso da OpenAI
Delphi, una startup di IA, ha sviluppato un chatbot per rappresentare il candidato democratico Dean Phillips, ma OpenAI è intervenuta con decisione, ribadendo ancora una volta la sua posizione aziendale in merito alle elezioni in USA.
La startup di intelligenza artificiale Delphi ha di recente introdotto un chatbot rappresentante il candidato democratico Dean Phillips, ideato per sostenere attivamente la sua campagna elettorale. Questa innovazione ha suscitato un interesse notevole, ma ha anche sollevato questioni etiche e morali che hanno portato OpenAI ad intervenire con decisione.
OpenAI, la compagnia all’avanguardia nello sviluppo di soluzioni basate sull’intelligenza artificiale, ha posto un freno allo sviluppatore di Dean.Bot, un programma basato su ChatGPT creato per emulare il candidato presidenziale Dean Phillips. L’obiettivo era quello di rafforzare la sua presenza nella corsa elettorale. Questo bot è stato sviluppato da Delphi per il super PAC We Deserve Better, che mira a promuovere la candidatura di Phillips.
Il Dean.Bot, sebbene fosse progettato per non impersonare completamente Phillips, presentava un avviso preliminare ai visitatori del sito web, delineando le funzionalità e i limiti del chatbot.
Nonostante ciò, l’uso di un simile strumento si è scontrato con le linee guida stabilite da OpenAI, che ha prontamente sospeso lo sviluppatore del bot, come confermato da un portavoce dell’azienda al Washington Post.
Questo episodio giunge in un momento in cui OpenAI ha espresso preoccupazione per l’uso improprio delle sue tecnologie, soprattutto in vista delle elezioni del 2024. L’azienda ha chiarito, attraverso un dettagliato post sul blog, di non supportare l’impiego dei suoi sistemi in campagne politiche o attività di lobbying, mettendo in guardia contro la creazione di chatbot che possano impersonare figure politiche.
La storia del Dean.Bot, che mirava a mobilitare sostenitori e diffondere i messaggi di campagna di Phillips, ha preso una svolta quando, a seguito delle indagini del Washington Post, Delphi ha optato per rimuovere ChatGPT dal sistema, mantenendolo attivo tramite altre tecnologie open source. Tuttavia, con l’intervento di OpenAI, il bot è stato definitivamente disattivato, lasciando sul sito un messaggio di scuse per le “difficoltà tecniche” incontrate.