Da Huawei la colonnina del futuro che ricarica l’auto elettrica da sola

Basta scendere dall’auto e collegare manualmente la spina: Huawei mostra il prototipo di stazione di ricarica con braccio robotizzato, capace di compiere in autonomia le operazioni di “rifornimento elettrico.”
L’obiettivo è quello di rendere la ricarica più pratica e veloce, come se fosse uno “sportello self-service” dove non serve nemmeno aprire un’app.
La Maestro S800 e la guida autonoma di livello 3
Nel filmato, della durata di circa un minuto, si nota la berlina Maextro S800 – dotata di funzionalità di guida autonoma di livello 3 – che arriva da sola alla colonnina. Una volta parcheggiata, il portello si apre e il braccio robotizzato provvede a collegare il cavo, avviando così la ricarica. Alla fine, il pagamento viene scalato in automatico, senza che il conducente debba intervenire.
Huawei non ha fornito alcun dettaglio sulla colonnina mostrata nel video, ma la stampa internazionale riporta che l’azienda starebbe usando i propri “superchargers” da 600 kW, in grado di trasferire 100 kWh di energia in circa 10 minuti. Un’efficienza notevole, che punta a ridurre drasticamente i tempi morti per chi guida EV. La vendita e l’installazione di queste stazioni dovrebbe arrivare in Cina già entro l’anno.
Huawei non è sola in questa avventura: ha creato la Huawei Supercharging Alliance, un consorzio nato nell’aprile 2024 che ambisce a posizionare 100.000 superchargers in tutto il territorio cinese. Undici case automobilistiche locali – fra cui BYD, Xpeng, Li Auto, Aito, JAC e Great Wall – fanno già parte dell’iniziativa. Tutti i marchi aderenti saranno compatibili con i caricatori di nuova generazione.
L’auto che compare nel video, la Maextro S800, fa parte di un marchio premium sviluppato da Huawei in partnership con JAC. Il modello è sul mercato dal novembre scorso. La prospettiva di un braccio robotico per la ricarica potrebbe rappresentare un plus per attrarre chi cerca il massimo del comfort.
In un contesto dove l’auto elettrica si diffonde, abbattere i “punti dolenti” come i tempi e le scomodità di ricarica potrebbe davvero fare la differenza, facilitando la transizione verso la mobilità a zero emissioni.