OpenAI acquista il dominio “Chat.com” per 15 milioni di dollari
Un singolo tweet ha svelato una delle operazioni più significative nel mercato dei domini web del 2024. Sam Altman, CEO di OpenAI, ha annunciato con disarmante semplicità l’acquisizione di chat.com, dominio dal valore superiore ai 15,5 milioni di dollari, trasformando con un click la geografia della rete.
La manovra rivela una strategia più profonda di quanto appaia. Il dominio, già proprietà di Dharmesh Shah, CTO di HubSpot, rappresentava per il suo precedente proprietario una scommessa sul futuro dell’interazione uomo-macchina. “L’interfaccia conversazionale rappresenta il prossimo paradigma del software”, sosteneva Shah all’inizio del 2023, quando investì la cifra record nell’acquisizione. Una visione che OpenAI ha fatto propria, sigillandola non con denaro contante ma con una partecipazione azionaria, come confermato dallo stesso Shah sulla piattaforma X.
La scomparsa del suffisso “GPT” dall’URL, con chat.com che ora conduce direttamente a ChatGPT, non è casuale. Riflette il nuovo corso inaugurato a settembre con il lancio della serie “o1”, quello che Bob McGrew, ex responsabile della ricerca, definiva “l’alba di una nuova semantica aziendale”. Una semantica che punta alla semplificazione e all’immediatezza, caratteristiche che il nuovo dominio incarna perfettamente.
Nel panorama delle startup tecnologiche, dove la corsa ai domini premium continua incessante – come dimostra il recente acquisto di friend.com per 1,8 milioni da parte di una startup che ne aveva raccolti appena 2,5 – la mossa di OpenAI assume una dimensione particolare. Per un’azienda che ha appena completato un round di finanziamento da 6,6 miliardi di dollari, l’investimento in chat.com rappresenta più di una semplice acquisizione: è una dichiarazione d’intenti sul futuro dell’interazione digitale.
In un’epoca in cui il valore di un indirizzo web può superare quello di un immobile di pregio nel centro di Manhattan, OpenAI non ha semplicemente acquistato un dominio: ha acquisito quello che potrebbe diventare il punto di accesso privilegiato alla prossima evoluzione del web.