Perplexity lancia la pubblicità AI-driven: domande sponsorizzate per monetizzare le ricerche

Perplexity, il motore di ricerca basato sull’intelligenza artificiale, ha annunciato questa settimana l’introduzione di un innovativo sistema pubblicitario sulla sua piattaforma.
L’iniziativa, che prenderà il via negli Stati Uniti, prevede l’implementazione di “domande sponsorizzate” generate dall’AI, coinvolgendo partner di prestigio come Indeed e Whole Foods. L’introduzione della pubblicità coincide anche con un momento significativo per l’azienda, che gestisce oltre 100 milioni di ricerche settimanali e sta finalizzando un round di finanziamento da 500 milioni di dollari.
Perplexity introduce la pubblicità sulla sua piattaforma
Il nuovo formato pubblicitario si presenta sotto forma di “domande di follow-up sponsorizzate“, strategicamente posizionate accanto alle risposte di ricerca.
Gli annunci, chiaramente etichettati come “sponsored“, manterranno l’approccio AI-driven che caratterizza la piattaforma, garantendo che le risposte vengano generate dall’intelligenza artificiale senza interferenze dirette degli inserzionisti.
L’iniziativa vede la partecipazione di importanti player del mercato, tra cui Universal McCann e PMG, che affiancano brand del calibro di Indeed e Whole Foods nel programma pubblicitario di lancio.
La decisione di introdurre la pubblicità nasce da una necessità concreta, ovvero creare un flusso di ricavi sostenibile e scalabile per supportare il programma di revenue-sharing con i partner editoriali. L’azienda ha infatti constatato che il solo modello basato sugli abbonamenti non genera entrate sufficienti per sostenere questa iniziativa.
Gli altri competitor non si muovono abbastanza velocemente: OpenAI ha scelto di non includere pubblicità in ChatGPT Search e Google sta conducendo test limitati con AI Overviews, mentre Perplexity sta promuovendo la propria offerta pubblicitaria come alternativa premium al modello Google, puntando su un target di utenti ad alto reddito e elevato livello di istruzione.
Le recenti accuse di plagio mosse da importanti editori come News Corp’s Dow Jones e NY Post, culminate in una causa legale per “cleptocrazia dei contenuti”, potrebbero rappresentare un deterrente per potenziali inserzionisti. Il mese scorso, anche il New York Times è intervenuto con una diffida formale.
La risposta di Perplexity alle critiche è stata duplice: da un lato, l’azienda ha modificato il sistema di citazione delle fonti e sta espandendo il programma di revenue-sharing; dall’altro, ha contro-argomentato sostenendo che gli editori vorrebbero semplicemente che questa tecnologia “non esistesse”, preferendo mantenere il controllo esclusivo sui fatti di pubblico dominio.
La pressione per la monetizzazione è tangibile, considerando che l’unica fonte di ricavo attuale è l’abbonamento premium Perplexity Pro, offerto a 20 dollari mensili o 200 dollari annuali. Con una valutazione stimata di 9 miliardi di dollari e un importante round di finanziamento in chiusura, l’azienda deve dimostrare di poter trasformare la sua innovazione tecnologica in un modello di business sostenibile.
L’esperienza di altri giganti tech, come Microsoft – che ha rapidamente ritirato gli annunci sponsorizzati dal suo chatbot Bing dopo un breve test – evidenzia le sfide nell’integrare efficacemente la pubblicità nei contenuti generati dall’AI.