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Smartwatch e PFAS, l’allarme dei ricercatori: nei cinturini potrebbero annidarsi sostanze tossiche

PFAS nei cinturini in gomma sono pericolosi per la salute
24 Gennaio 2025, 10:49 | Lorenzo Ricciutelli Lorenzo Ricciutelli

Un recente studio dell’Università di Notre Dame suggerisce infatti che molti cinturini in commercio, inclusi quelli di brand noti come Apple, Fitbit e Google, potrebbero contenere livelli particolarmente elevati di PFAS, le sostanze chimiche cosiddette “forever chemicals”.

Cosa sono i PFAS e perché sono pericolosi

I PFAS sono un’ampia famiglia di composti — se ne contano circa 15.000 — utilizzati per conferire a vari prodotti proprietà di resistenza all’acqua, al calore e alle macchie. Vengono chiamati “forever chemicals” perché si accumulano nell’ambiente e nel nostro organismo, senza degradarsi in modo naturale. Numerose ricerche li hanno collegati a malattie renali, epatiche, disturbi immunitari, difetti congeniti e persino al cancro.

I risultati dello studio

I ricercatori di Notre Dame hanno analizzato 22 brand diffusi sul mercato, trovando PFAS (o indizi della loro presenza) in 15 di essi. Ciò che ha destato sorpresa è l’elevata concentrazione di queste sostanze, a volte paragonabile a quella riscontrata in abbigliamento antincendio. Secondo Graham Peaslee, uno degli autori dello studio, il vero problema è l’uso prolungato dei cinturini a contatto diretto con la pelle: un ambiente perfetto, insomma, per l’assorbimento cutaneo, anche se la velocità precisa con cui i PFAS penetrano nella pelle rimane incerta.

Cinturini “sport” e assorbimento aumentato dal sudore

Proprio i modelli destinati all’attività fisica o a un uso “sportivo” sembrano i più problematici. Se, infatti, un banale smartwatch rimane sul polso tutto il giorno e spesso entra in contatto con il sudore — per esempio durante una sessione in palestra — il rischio di assorbimento potrebbe crescere.

Meglio il silicone? Non tutti i cinturini, comunque, sono a rischio. Lo stesso Peaslee sottolinea che il silicone potrebbe essere un’alternativa più sicura. Alcune aziende dichiarano apertamente l’uso di “fluoroelastomer band” (indicando quindi PFAS), mentre altre non forniscono informazioni al riguardo.

Che cosa fare, quindi?

Lo studio non intende creare allarmismo, ma è un segnale per i consumatori: la prossima volta che acquistate uno smartwatch o un tracker, potrebbe valere la pena informarsi sulla composizione del cinturino.

Al momento, le autorità di regolamentazione di vari Paesi stanno cominciando a limitare l’uso di PFAS in determinati prodotti, ma siamo lontani ancora da un divieto di messa in commercio.

Nel frattempo, chi ha già un dispositivo di questo tipo non deve correre a buttarlo, ma può prendere piccoli accorgimenti come sostituire il cinturino con uno in silicone o altro materiale che non impiega PFAS. Un gesto semplice, ma utile per evitare di esporsi a queste sostanze di cui ancora non si conoscono tutti gli effetti sul lungo periodo.

Fonte


Lorenzo Ricciutelli
Fondatore e autore di Techdot. Vivo da sempre con un’amore sfrenato per l’informatica e la tecnologia. Homo sanza lettere, discepolo della esperienza. Imprenditore digitale.