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Le radiazioni degli smartphone sono davvero pericolose? Ecco tutta la verità

smartphone le radiazioni sono pericolose
05 Novembre 2024, 11:34 | Lorenzo Ricciutelli Lorenzo Ricciutelli

Dobbiamo davvero preoccuparci delle radiazioni emesse dallo smartphone che portiamo ogni giorno in tasca o in borsa? La risposta della scienza è rassicurante: le onde radio emesse dai nostri fedeli compagni digitali hanno ben poco in comune con le radiazioni ionizzanti che tanto ci spaventano.

Qualcuno ricorda la decisione della Francia di rimuovere l’iPhone 12 per i presunti livelli elevati di radiazioni? Nonostante Apple abbia prontamente risposto con un aggiornamento software, esperti e scienziati concordano: le radiazioni emesse dai nostri dispositivi mobili sono molto diverse da quelle pericolose delle centrali nucleari. Un’analisi approfondita rivela perché possiamo continuare a utilizzare i nostri smartphone senza eccessive preoccupazioni.

Le differenti tipologie di radiazioni

Quando sentiamo la parola “radiazione”, la nostra mente corre subito a scenari apocalittici e centrali nucleari. Ma la realtà è molto più semplice e meno preoccupante.

Pensate alla radiazione come a un modo che ha l’energia di spostarsi nello spazio – proprio come fa la luce del sole che illumina la vostra stanza o le onde radio che portano la musica alla vostra autoradio.

Nel caso degli smartphone, abbiamo a che fare con onde radio non ionizzanti. È importante capire questa distinzione: è come la differenza tra il calore di una tazza di tè e quello di una fiamma ossidrica. Le onde del nostro smartphone sono più simili al tepore del tè: possono attraversare i tessuti del nostro corpo senza causare danni, proprio come la luce attraversa una finestra senza romperla.

Le frequenze utilizzate dai nostri dispositivi, che si misurano in hertz, vanno dai 3 kilohertz ai 300 gigahertz. Suona complicato? Pensate che sono le stesse frequenze usate per trasmettere i programmi radio che ascoltiamo ogni giorno in macchina. E sì, anche il 5G rientra in questo spettro, utilizzando quelle che vengono chiamate onde millimetriche.

Come si misurano le radiazioni RF

Immaginate di dover misurare quanto calore assorbe una spugna quando la immergete in acqua calda.

Il principio del SAR (Tasso di Assorbimento Specifico) è simile: misura quanta energia delle onde radio viene assorbita dai nostri tessuti. È come avere un termometro che misura non la temperatura, ma l’energia che il nostro corpo assorbe dallo smartphone.

L’Unione Europea ha stabilito un limite di 4 watt per chilogrammo, mentre gli Stati Uniti sono ancora più prudenti con 1,6 W/kg. Per capirci, è come se avessimo fissato un limite di velocità in autostrada: anche se lo superiamo leggermente, non significa necessariamente che avremo un incidente. Il caso dell’iPhone 12 in Francia, con i suoi 5,74 W/kg, ha superato questo limite, ma solo in specifiche condizioni di utilizzo, come quando il telefono viene tenuto in tasca.

I test sulle radiazioni sono realmente complessi

Pensate a quanto sia difficile misurare cosa succede dentro il nostro corpo quando usiamo uno smartphone. Non possiamo certo aprire la testa di qualcuno per vedere!

Per questo i ricercatori hanno dovuto essere creativi. Hanno creato dei modelli, una specie di manichini high-tech riempiti di liquidi che simulano i nostri tessuti. È come quando i crash test utilizzano manichini per testare la sicurezza delle auto: non è perfetto, ma è il modo migliore che abbiamo.

Questi test vengono eseguiti posizionando gli smartphone a cinque millimetri dal “manichino” e facendoli funzionare a piena potenza per sei minuti. È un po’ come testare un’auto sempre al massimo dei giri: una situazione estrema che raramente si verifica nella vita reale.

L’Environmental Health Trust ha fatto notare che questi test hanno un margine di errore del 30%. Sembra tanto? In realtà è come prevedere il tempo: meglio essere preparati al peggio e poi scoprire che è una bella giornata.

Quindi, gli smartphone sono pericolosi o no?

La scienza ci dà una risposta confortante: molto probabilmente no.

È come con il caffè: sappiamo che berne troppo può farci male, ma questo non significa che una tazza al giorno sia pericolosa. Nel 2011, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inserito le radiazioni RF nella lista dei “possibili cancerogeni”. Ma attenzione: nella stessa lista troviamo anche l’aloe vera e le verdure sottaceto.

Per darvi un’idea, i limiti attuali sono stati fissati con margini di sicurezza enormi, come costruire un ponte capace di sostenere 100 camion quando ne passano solo 10 al giorno. Gli iPhone che hanno superato questi limiti – come il 12 in Francia, l’11 nel 2020, e i modelli 7 e 8 in passato – lo hanno fatto in condizioni molto specifiche e controllate.

Quali precauzioni adottare

Se dopo tutto questo volete comunque prendere qualche precauzione extra (perché la prudenza non è mai troppa), ecco alcuni consigli pratici e facili da seguire:

  • Usate il vivavoce o gli auricolari durante le chiamate: è come tenere una fonte di calore a distanza invece che attaccata alla pelle
  • Evitate di tenere lo smartphone in tasca per ore: potete metterlo in borsa o sulla scrivania
  • Fate le chiamate quando il segnale è forte: più barre sul display significano che il telefono deve “sforzarsi” meno per comunicare
  • Se siete particolarmente attenti, potete acquistare una custodia Faraday, che blocca i segnali RF (ma ricordate che non riceverete chiamate finché il telefono è nella custodia)

Per i più curiosi, esistono database online dove potete verificare il livello SAR del vostro smartphone. L’Ufficio Federale tedesco per la Protezione dalle Radiazioni mantiene un archivio con quasi 4.000 modelli. È come controllare i consumi della vostra auto: un’informazione utile, ma che non dovrebbe impedirvi di usarla.

In conclusione, gli smartphone sono diventati una parte essenziale della nostra vita quotidiana, e la scienza ci dice che possiamo usarli con serenità. Come per molte altre tecnologie, è questione di buon senso: qualche piccola precauzione può renderci più tranquilli senza farci rinunciare ai vantaggi che questi dispositivi ci offrono ogni giorno.

Crediti immagine in evidenza


Lorenzo Ricciutelli
Fondatore e autore di Techdot. Vivo da sempre con un’amore sfrenato per l’informatica e la tecnologia. Homo sanza lettere, discepolo della esperienza. Imprenditore digitale.