Stazioni di ricarica per EV: negli USA non è come immaginiamo
Per un nuovo studio che coinvolge 20.000 stazioni di ricarica per EV, negli USA l’infrastruttura elettrica fa acqua da tutte le parti.
Il sogno della mobilità elettrica doveva portarci un futuro più sostenibile, ma la realtà è decisamente meno rosea. Per un report americano, la ricarica dei veicoli elettrici in America è diventata un vero e proprio incubo.
Il disastro della ricarica pubblica: i numeri che fanno riflettere
Partiamo dai numeri: il tempo di attività effettivo delle stazioni di ricarica è solo del 73,7%, contro l’84,6% dichiarato dalle stesse reti di ricarica. Una differenza che non è solo statistica, ma si traduce in attese interminabili, corse contro il tempo per trovare una colonnina funzionante, e soprattutto in un’esperienza utente che lascia parecchio a desiderare. E non stiamo parlando di casi isolati, ma di una situazione che coinvolge tutto il territorio statunitense.
Lo studio, condotto da ChargerHelp, non fa nomi, ma il messaggio è chiaro: le reti di ricarica non sono all’altezza delle aspettative. Stazioni fantasma, stazioni zombie, confusione sull’occupazione e vicoli ciechi sono solo alcune delle situazioni in cui i conducenti di veicoli elettrici si trovano quotidianamente. È come se le stesse aziende che dovrebbero garantire la transizione verso l’elettrico stessero sabotando il sistema dall’interno.
E non è solo una questione di numeri: qui si parla di sicurezza, di affidabilità, di fiducia. Come può un automobilista fidarsi di un’infrastruttura che, a quanto pare, è più una lotteria che una certezza? L’impressione è che, dietro il grande slancio verso l’elettrico, ci sia una preparazione logistica e infrastrutturale che fa acqua da tutte le parti.
Enormi differenze regionali in USA
Lo studio mette in luce anche le notevoli differenze regionali nella disponibilità delle stazioni di ricarica. Prendiamo il New Jersey, che vanta solo il 4,4% di stazioni non funzionanti, ma con appena 27 stazioni pubbliche per ogni 1.000 veicoli elettrici registrati. E poi c’è Washington D.C., con un tasso di stazioni non funzionanti che sfiora l’11%, ma con una disponibilità di 137 stazioni per ogni 1.000 veicoli.
Questi numeri raccontano di un Paese a due velocità, dove alcune aree sono ben servite e altre rimangono all’asciutto. Ma soprattutto raccontano di un’assenza di pianificazione e di un’infrastruttura che, al netto degli sforzi propagandistici, è ben lontana dall’essere considerata affidabile.
Se questo è lo stato delle cose, viene da chiedersi quale sia davvero il futuro della mobilità elettrica negli Stati Uniti. Lungi dall’essere una transizione fluida e priva di ostacoli, la ricarica dei veicoli elettrici si rivela un campo minato di inefficienze e disservizi. E mentre i grandi player del settore continuano a sbandierare i progressi tecnologici, la realtà sul campo è ben diversa: una rete di ricarica che scricchiola sotto il peso delle promesse non mantenute.
In definitiva, ciò che emerge è un quadro preoccupante: la mobilità elettrica, che dovrebbe rappresentare il futuro, sembra ancora troppo ancorata a un presente fatto di disorganizzazione e inefficienza. Se le cose non cambiano, il rischio è che il sogno dell’elettrico si trasformi in un incubo per milioni di automobilisti.